sabato 26 maggio 2012

STORIE DI GUERRA

In una mattina primaverile, a Castelbolognese, piccola cittadina romagnola, in prossimità di un campo fiorito, la mia attenzione viene attratta da un cattivo odore: mi guardo intorno ma non vedo mucche, nè cavalli, nè altri animali. Chiedo così spiegazioni alla signora romagnola intenta a curare le sue rose. Lei mi risponde che ha concimato il terreno, qualche giorno fa, con letame e che quasi sicuramente ha sbagliato periodo. Questo lavoro andava fatto a novembre. Ma il letame le fa affiorare alla mente storie di guerra.
"Da piccola avevamo del letame proprio dietro casa nostra", mi racconta la signora con occhi lucidi, "dalla finestra della cucina si aveva accesso direttamente al retro della casa dove era stato sistemato questo accumulo maleodorante, al cui odore in realtà c'eravamo abituati, ma che un giorno......". La signora, come un fiume in piena, mi racconta una serie di avvenimenti vissuti personalmente durante la seconda guerra mondiale.

Lei aveva 13 anni e due sorelle di 17 e 20 anni. Irma, la ventenne, un giorno diventa oggetto di un tentativo di violenza da parte degli "indiani". Ma facciamo chiarezza. Innanzitutto la zona in cui vive la signora rientra tra quelle prossime alla "linea gotica". Gli inglesi mandavano avanti dei "nepalesi" (così mi riferisce il figlio della signora, che intanto ci ha raggiunti) per controllare il territorio, nepalesi che la signora chiama "indiani" nel suo racconto. Questi ragazzi (di 20-25 anni) godevano di permessi di 24 ore in cui erano liberi di fare ciò che volevano. Di solito utilizzavano questo tempo per andare a rubare nelle masserie e nelle case di campagna. L'abitazione della signora diventa oggetto di questo attacco. "Entrarono in casa", continua a raccontare la signora, "e videro mia sorella Irma, che allora era una bellissima ragazza. Volevano approfittare di lei e, incuranti di noi bambine e ponendo in secondo piano l'approvvigionamento di cibo, la rincorsero". "Irma girò per la casa e raggiunse la cucina, aprì la finestra e si lanciò sul letame". "Si rialzò", racconta la signora commossa, "e corse per i campi, fino a seminare gli inseguitori". Il letame, che per anni era stato considerato maleodorante ma necessario alla fertilità dei terreni, in quell'occasione era stato utile per far scappare Irma, che per tutta la giornata fu costretta a nascondersi in un rifugio molto distante da casa. La signora, invece, vide arrivare di nuovo i due "indiani", senza Irma, che rubarono galline, alimenti ed una pecora (che non erano soliti allevare), davanti agli occhi impietriti di bambine che erano più preoccupate per la loro sorellina, che degli averi portati via dai malviventi. La signora mi ha detto che la fede in Dio è stata centrale in quegli anni e mi ha garantito che ricorderà per me altre storie, in modo tale da non farle dimenticare. Io, dal mio canto,  le ho promesso che le divulgherò il più possibile, perchè anche in queste storie, e soprattutto in queste, si manifesta il multiforme amore di Dio.