sabato 12 luglio 2008

12 GIUGNO 2006


Quel lunedì 12 Giugno, come tutti i lunedì, alle otto di mattina andavo via da casa mia per partire per Bari, pronto ad affrontare una nuova settimana di studio, dopo un weekend di svago con la mia famiglia ed i miei amici.
Il mio papà, come al solito, era sceso prima di me giù nel garage, per tirar fuori l'auto. Era già lì, davanti alla macchina accesa, con la sua seconda sigaretta della giornata in mano, e mi aspettava impaziente.
"Mi raccomando Pino, mangia e studia!!!": queste le sue solite parole del lunedì mattina. Lo salutavo, mettevo il borsone in macchina e partivo.

Era il primo giorno dei Mondiali di Calcio e, durante l'ora di pranzo, con i miei coinquilini si organizzava la serata.
Intorno alle quattordici arrivava una telefonata: era mia cugina Giusy che mi dava una brutta notizia: "Stamattina tuo padre si è sentito male e ora lo stanno portando lì a Bari in una clinica privata!!!". E cercava di rassicurarmi: "Non preoccuparti si tratta di un piccolo infarto!!"". Dalla mia esperienza universitaria avevo sin lì appreso che piccoli infarti non esistono!!Un infarto è un infarto, può stroncare subito o meno, ma resta sempre un infarto.

Così mi precipitavo verso la clinica e trovavo già tutti i miei parenti che avevano seguito l'ambulanza ed erano arrivati addirittura prima di me. Abbracciavo mia madre e scoppiavamo in un pianto lungo ed indimenticabile. Lo operarono d'urgenza e all'uscita dalla sala operatoria il cardiochirurgo ci diceva che l'infarto era stato di grossa entità, perchè il mio papà era arrivato tardi in ospedale, sottovalutando i sintomi. "La sua ripresa dipenderà dalle prossime 24-48 ore".

In quell'occasione non potevamo che affidarci a Dio.

Le ore passavano e mio padre era lì, in quella stanza di ospedale, attaccato ad un respiratore e ad una serie di altri macchinari che lo monitoravano. Mia cugina, mia madre, mio zio ed io ci chiedevamo quanto mancasse al momento in cui il medico ci dicesse che il mio papà fosse fuori pericolo e avrebbe potuto riprendersi, sebbene con tutte le conseguenze.

La mattina dopo, 13 Giugno, giorno di Sant'Antonio, alle sette circa, ci chiamava la Dottoressa e ci comunicava che, purtroppo, non stava andando molto bene; ci accompagnava nella stanza di Terapia Intensiva e ce lo mostrava: mia madre notava che il mio papà perdeva sangue dalla bocca; io, guardavo il monitor che segnava i valori pressori: la pressione era 54/32!!!
Sarebbe stato assolutamente difficile superare quella fase, non ce l'avrebbe fatta!!!
Nè tanto meno ce l'avrei fatta io a vederlo morire davanti ai miei occhi.

Così, uscivo fuori dalla stanza, mia madre mi seguiva e andammo in una piccola chiesetta a pregare.

Tornati da mio padre, la dottoressa ci confermava che si stesse riprendendo. Sembrava assurdo anche a lei!! Sebbene respirasse a fatica, avesse gli occhi sempre chiusi e non si muovesse, lei ci disse che si stava riprendendo.

Io e la mia mamma tornavamo nuovamente nella chiesetta per ringraziare Dio e Sant'Antonio, per la grazia ricevuta!!!!!Dopo circa 24 ore il mio papà si svegliava: "Hai finito di scrivere i giudizi dei tuoi alunni??", chiedeva a mia madre, che evidentemente fa l'insegnante. Lì abbiamo capito che realmente si era ripreso, lì abbiamo capito ancora una volta che Dio esiste. D'altronde il mio papà è l'unica persona che può accudire Francesco, che conosce le tecniche per farlo spostare più agevolmente, il suo "personal trainer"!!

Da allora il mio papà ha smesso di fumare, segue una dieta rigorosa e cerca di convivere con una malattia che all'inizio era sembrata immediatamente fatale.
Da allora, e con questo concludo, la mia famiglia si è unita ancora di più, fiera di essere stata "scelta" da Dio, perchè Dio esiste ed è sempre con noi, qualsiasi cosa accada!!!!

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