martedì 26 marzo 2013

"LA TACHIPIRINA SERVE, MA ANCHE L'AVE MARIA"

L'importanza della Fede nel superamento degli inevitabili momenti difficili della nostra vita, trova come protagonista oggi Flavio Insinna, noto volto televisivo, di cui riportiamo delle dichiarazioni fatte nel 2006 e, in ultimo, nel marzo 2012 al quotidiano "Avvenire".
Nel 2006 Insinna, intervistato, sottolinea l'importanza che ha pregare Dio, perché gli faccia comprendere cosa vuole da lui. Molto spesso preghiamo Dio per chiedere qualcosa di cui abbiamo bisogno, quasi dettando modalità e tempi in base alle nostre necessità. "Sono stanco di far primeggiare il mio io anche davanti a Dio", dice Flavio, "con il passare del tempo ho smesso di pregare per chiedere quello che voglio io e mi sono affidato alla realizzazione della volontà di Dio nella mia esistenza".
Quando arrivano i momenti difficili si fa fatica ad accettare la sofferenza, ma in questi casi bisogna sforzarsi ad essere ottimisti, a vedere la positività e l'utilità dell'esperienza dolorosa. "Non è sempre facile vedere l'amore di Dio nella sofferenza", così sintetizza il concetto Insinna, offrendo anche un bel insegnamento che il papà gli ha lasciato: "La vita è una maratona, si impara piano piano, non ha scorciatoie, ma bisogna percorrere la strada fino in fondo, cercando di aiutare gli altri". Flavio Insinna è molto legato alla famiglia, crede molto nel valore della famiglia e a tal proposito, parlando della sua esperienza, sottolinea che puntando sull'Amore non si gioca mai d'azzardo.
Quando però ha perso il suo papà è stato messo a dura prova. Nel marzo 2012 all'Avvenire si racconta così: "Quando è morto mio padre sono rimasto settimane sdraiato per terra a guardare il soffitto, sono ingrassato". Ma poi continua:"Il dolore resta ma la fede mi ha aiutato". Lascia il cinema e la televisione e si dedica completamente alla famiglia, anche se nel frattempo scrive un libro dedicato al genitore scomparso.
"Ho una bellissima foto in bianco e nero sempre con me e un po' di chiacchiere al giorno con mio padre me le faccio; e sono certo che lui mi ascolta". Tuttavia, Flavio sottolinea che davanti alla morte la fede può vacillare; lui è riuscito a resistere ed ha resistito anche grazie ad un rosario che porta sempre con sè e che gli è stato regalato da un amico sacerdote. "Ho cercato di non sentirmi tradito, se avessi pensato di essere stato tradito dalla mia fede cattolica, ora sarei nel deserto". Poi racconta dei difficili momenti passati all'ospedale con il papà, momenti che però venivano alleggeriti dalla presenza di Dio. "Il Padreterno ti fa venire incontro una bambina che ti mette le manine fra le tue, come per chiedere aiuto, mentre la madre in una stanza sta morendo di cancro. Momenti che non si dimenticano".
Il papà di Flavio, che si era sempre adoperato accanto a drogati, disabili e psicopatici, era medico delle Paralimpiadi. "Una volta", racconta Insinna, "avevo 10 anni e mi portò con lui in Canada". "Un giorno mi disse: "Ecco, ora spingi quel signore sulla sedia a rotelle, così quando ti lamenti, ti ricordi di questo ragazzo che nuota senza gambe". Spinsi quella carrozzina per un mese, una grande lezione. Lui era un grande medico, però mi diceva:"Figlio mio la tachipirina serve, ma serve anche l'Ave Maria".

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